Gay

Tra i molti gruppi presi di mira dal programmatico sterminio nazista, ebrei, zingari, comunisti, testimoni di Geova, delinquenti abituali, disabili fisici e psichici e “antisociali”, mendicanti e vagabondi, anche i gay hanno avuto il loro Olocausto, spesso dimenticato dalla storia. L’idea secondo la quale esistono “vite indegne di essere vissute” porta i nazisti alla persecuzione degli omosessuali contro i quali un secolare pregiudizio è ben radicato nella società tedesca. Nella Germania unificata del 1871 sono ancora in vigore le leggi dell’ex regno di Prussia
. Gli atteggiamenti e le inclinazioni omosessuali sono regolate dall’Articolo 175 del Codice penale che prevede per l’atto sessuale “contro natura” la prigione ed eventualmente anche la perdita dei diritti civili. Il dramma dei gay comincia prima della Seconda Guerra Mondiale, subito dopo l’ascesa al potere di Hitler. Nel 1934 dopo la “notte dei lunghi coltelli”, durante la quale Ernest Rohm, omosessuale e comandante SA, viene assassinato assieme a gran parte del suo corpo militare, Himmler, capo delle SS, richiede la schedatura obbligatoria dei gay. Nel 1935 il paragrafo 175 della Legge tedesca che proibisce le relazioni omosessuali viene rivisto da Hitler per includere baci, abbracci e fantasie gay al pari degli atti sessuali
. I trasgressori vengono mandati in prigione e successivamente nei campi di concentramento. La punizione ne prevede la sterilizzazione e spesso la castrazione. Nel 1942 la punizione viene trasformata da Hitler in pena di morte. Nei campi di concentramento ai prigionieri omosessuali vengono affidati i compiti peggiori.
Essi sono inoltre l’obiettivo principale degli attacchi delle guardie e perfino degli altri prigionieri. Il numero di gay uccisi durante il regime nazista viene stimato attorno alle quindicimila persone. Alla fine della guerra, quando gli altri prigionieri vengono liberati, un incalcolabile numero di omosessuali rimane ancora prigioniero nei campi, perché, incredibilmente, il Paragrafo 175 resta legge nella Germania dell’Ovest fino al 1969, anno della sua abolizione.

 

 

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