La basilica di S. Pietro in Vaticano 
2° parte (dal 1503 ad oggi)

Verso la fine del XV sec. si decise di costruire una nuova basilica adeguata alle esigenze liturgiche del maggior tempio della cristianità e alle esigenze estetiche del tempo.  La necessità della demolizione (L'ampliamento dell'abside - La costruzione della Cappella del Coro) della basilica costantiniana si giustificò per la scarsa solidità delle fondamenta e per lo stato generale di degrado del vecchio edificio. Per poter continuare a celebrare i riti, lo smantellamento della basilica avvenne in due tempi e, a causa delle difficoltà incontrate in corso d'opera, a centotre anni di distanza l'uno dall'altro.  Nella storia della ricostruzione di S. Pietro si alterneranno progetti a pianta centrale, rispondenti alle esigenze estetiche del tempo, e progetti a pianta longitudinale, rispettosi delle esigenze liturgiche.

La demolizione della parte occidentale della basilica e il progetto del Bramante
Fu nel 1503 che papa Giulio II Della Rovere affidò all'architetto Donato Bramante i lavori di demolizione e ricostruzione. Il Bramante demolì il transetto, le cappelle della vecchia basilica e le strutture dell’abside nuova, iniziate dal Rossellino cinquant’anni prima. Della parte occidentale dell’antica basilica restarono in piedi solo la navata mediana, l’abside e il monumento costantiniano contenente la Memoria petrina.  Il progetto per la nuova basilica, dove Giulio II avrebbe voluto collocare l’imponente mausoleo commissionato a Michelangelo Buonarroti, fu pronto nel 1505. Il Bramante progettò un edificio a croce greca inscritta in un quadrato ispirandosi ai grandi monumenti dell’antichità romana, intendendo con ciò innalzare «la cupola del Pantheon sulle volte della basilica di Massenzio». La basilica avrebbe quindi dovuto concludersi con un’enorme cupola centrale posta su un alto tamburo e con quattro calotte minori. La cupola, poggiata su enormi pilastri, sarebbe stata come un grandioso baldacchino sulla Memoria petrina. Giulio II pose la prima pietra della nuova basilica il 18 aprile 1506 in corrispondenza del pilone dove è conservata la reliquia della Veronica. Nel 1514, alla morte del Bramante, erano stati innalzati i quattro piloni, girati gli arconi d’imposta della cupola, iniziato il braccio di croce meridionale e costruita una delle cupole minori.


La pianta del Bramante.


Il progetto originale del Bramante nella medaglia del Caradosso del 1506 conservata nella Biblioteca Nazionale a Parigi.


Il progetto di Raffaello
Nel 1514 Giulio II affidò la fabbrica di S. Pietro a Raffaello che elaborò un progetto a pianta longitudinale rimasto del tutto sulla carta.

Il progetto del Peruzzi

Dal 1520 al 1534 si verificò una lunga interruzione dei lavori .  Nel 1534 Paolo III Farnese affidò la ricostruzione a Baldassarre Peruzzi e ad Antonio da Sangallo il Giovane. Il Peruzzi elaborò un progetto a pianta centrale che rimase anch'esso sulla carta.

Il progetto del Sangallo

Nel 1536 il Sangallo ritornò al progetto a croce latina di Raffaello, ma giudicando il corpo longitudinale troppo alto rispetto alla larghezza, rialzò il pavimento della basilica di circa m. 3,20 rispetto a quello della basilica costantiniana. Si creò così un'intercapedine che prese il nome di Grotte Vaticane in cui in seguito furono immagazzinati tutti i reperti di valore della vecchia basilica. Nel 1538 il Sangallo divise con un'enorme parete all’altezza dell’undicesimo intercolunnio, la parte orientale della basilica dal cantiere occidentale. Lo scopo era quello di proteggere i fedeli da polvere e rumori durante le celebrazioni. 

Il progetto di Michelangelo.

Quando nel 1546 Michelangelo, per incarico di Paolo III Farnese, subentrò al Sangallo, aveva ormai 72 anni. Il Buonarroti fece abbattere tutto ciò che il Sangallo aveva costruito e ritornando al progetto del Bramante lo semplificò e lo rese più grandioso. Alla morte di Michelangelo, nel 1564, erano stati ultimati i tre bracci con le rispettive absidi e la cupola giungeva all'altezza del tamburo.


La pianta di Michelangelo.


Il modello ligneo della cupola di Michelangelo conservato nei musei Vaticani.

 

Gli interventi del Vignola
Nel 1564, Pio IV affidò l’incarico della fabbrica a Giacomo Barozzi detto il Vignola, a Domenico Fontana e a Pirro Ligorio, per quanto quest’ultimo venisse presto licenziato dato che voleva modificare il progetto di Michelangelo. Il Vignola pose quindi in opera il progetto michelangiolesco costruendo le due cupole minori che hanno solo la funzione estetica di accompagnare la cupola maggiore senza avere alcuna corrispondenza strutturale all’interno del tempio.

L'erezione della cupola

Nel 1573 , alla morte del Vignola, Sisto V affidò a Giacomo della Porta e a Domenico Fontana l'incarico di erigere la cupola. I due architetti modificarono solo la curvatura esterna della cupola, che Michelangelo aveva progettato a tutto sesto, rendendola ogivale. L’armatura fu fatta con 100.000 travi legate con 15.000 quintali di corde e con 10.000 di ferro. Alla costruzione della cupola s'impegnarono 800 operai che lavorarono pure di notte alla luce delle fiaccole portando a termine l’opera in ventidue mesi. Il 21 maggio 1590 Sisto V la vide dominare l'intero edificio dalla nuovissima residenza estiva del Quirinale. Nel 1748, quando la cupola inizierà a presentare alcune crepe al punto da farne temere il crollo ci sarà un intervento di consolidamento ad opera del matematico Giovanni Poleni e dell'architetto della fabbrica di S. Pietro Luigi Vanvitelli che allo scopo si avvarranno di sei gigantesche cerchiature di ferro.


Le cupole costruite dal Vignola e la cupola di Michelangelo eretta da Giacomo della Porta e Domenico Fontana (foto M. Fogliarini Roma 26 07 05)

La demolizione della parte orientale della basilica
Nel 1605, dopo l’elezione di Paolo V Borghese, si pose il problema della demolizione della parte orientale della basilica. Le polemiche furono grandi e appassionate. Secondo alcuni infatti, la rimanente basilica costantiniana avrebbe dovuto essere raccordata alla nuova costruzione, ma prevalse il partito di coloro che volevano portare fino in fondo la sua demolizione. I lavori che interesseranno la parte orientale della basilica iniziarono nel 1606. Il papa, memore dei danni prodotti dal Bramante alle opere d'arte durante la demolizione della parte occidentale, ordinò che si conservasse tutto ciò che era possibile. A tale scopo si utilizzò l’intercapedine creata dal Sangallo e s'incaricò inoltre l’archivista Giacomo Grimaldi di lasciare memoria scritta e disegnata di ogni cosa che veniva man mano demolita.

Il progetto del Maderno
La congregazione dei cardinali optò per la scelta definitiva della pianta longitudinale, in pratica per il prolungamento del braccio orientale della pianta di Michelangelo, e nel 1605 bandì un concorso per scegliere il progetto più adatto a garantire continuità stilistica tra la costruzione di Michelangelo e quella nuova. Vinse il concorso Carlo Maderno, architetto che aveva già dato prova di grandi abilità tecniche, protetto inoltre dai cardinali più influenti e nipote di Domenico Fontana.  Il Maderno allungò il braccio orientale della basilica di circa 60 m. coprendo così l'intera area della basilica costantiniana, come attesta l'epigrafe di Paolo V e per dare più ampiezza alla navata mediana ridusse la grossezza dei pilastri. Eresse quindi la facciata della nuova basilica rispettando l’altezza indicata da Michelangelo sul fianco della stessa.  Il progetto del Maderno prevedeva anche l’erezione di due campanili , ma questi non furono costruiti a causa del terreno franoso permeato da numerose falde acquifere.


La facciata con i campanili previsti dal progetto del Maderno.

Nel 1612 la facciata fu completata fino all’attico. Sul frontone fu posto lo stemma di Paolo V Borghese. Nel 1614 la facciata fu compiuta fino alla balaustra.


La pianta del progetto del Maderno.


I progetti a confronto: da sinistra il progetto del Bramante, di Raffaello, del Peruzzi, del Sangallo, di Michelangelo e del Maderno.


Il Bernini e la decorazione della basilica
Nel 1629 Urbano VIII Barberini affidò la decorazione della basilica a Gian Lorenzo Bernini. Il baldacchino bronzeo progettato dal Bernini e dal Borromini, poggiante su quattro basamenti marmorei (Gli smalti tagliati Gli smalti filati e levigati) scolpiti, fu inaugurato nel 1633. Le pale d’altare, più tardi completamente sostituite da mosaici, furono dipinte dai più famosi pittori dell’epoca.

Le porte bronzee

Le cinque porte della basilica sono tutte di bronzo, compresa la Porta Santa che avrebbe dovuto avere semplici battenti lignei.

Le sistemazioni della "memoria petrina"
(La sistemazione di Clemente VIII - La sistemazione del Maderno - La sistemazione di Giovanni Paolo II ) Papa Clemente VIII alla fine del XVI sec., il Maderno nel 1615 e Giovanni Paolo II nel 1979, fecero ulteriori migliorie per rendere la "memoria petrina" più accessibile ai pellegrini che si recavano a pregare sulla tomba di S. Pietro.

La piazza e il colonnato

Piazza S. Pietro si può distinguere in due parti. La prima è il sagrato, cioè l’area trapezoidale più vicina alla basilica, che sarà compiuto tra il 1700 e il 1721 da Clemente XI. La seconda è l'area racchiusa con un colonnato da Gian Lorenzo Bernini sotto il pontificato di Alessandro VII Chigi e di Clemente IX tra il l 1656 e il 1666.

L’obelisco

Nel 1585, Sisto V, avvalendosi della scienza meccanica di Domenico Fontana, aveva trasportato l’obelisco davanti alla vecchia basilica che non era ancora stata demolita.

Le fontane

Le due fontane sono di Carlo Maderno e di Carlo Fontana. L’acqua che le alimenta proviene dal lago di Bracciano e le tazze in alto, circolari, sono monoliti di granito orientale; quelle in basso, ottagonali, sono di travertino.


Planimetria generale della basilica nuova col sagrato trapezoidale e la piazza ellittica del Bernini. La pianta basilica nuova è sovrapposta a quella della vecchia basilica per confrontarne le dimensioni. La "memoria petrina" che era nel punto mediano del diametro dell'abside nella vecchia basilica, si trova al centro della nuova basilica.


La basilica di S. Pietro vista dall'elicottero della polizia municipale. (foto M. Fogliarini Roma 26 07 05)

Via della Conciliazione
Nel 1936 gli architetti Marcello Piacentini e Attilio Spaccatini progettarono la via destinata a collegare ponte S. Angelo alla Basilica di S. Pietro. L'opera però fu inaugurata soltanto dopo il conflitto mondiale in occasione dell’Anno Santo del 1950.